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Professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea, Anna Dolfi è nota per gli studi e per le ricerche su narrativa e poesia tra fine Ottocento e terza generazione. All’opera di Tabucchi ha già dedicato un commento (Notturno indiano, 1996), un libro (Antonio Tabucchi, la specularità il rimorso, 2006) e gli atti di un convegno (I ‘notturni’ di Antonio Tabucchi, 2008).
In questo libro, bello e suggestivo, Anna Dolfi, analizzando romanzi, saggi e racconti di Tabucchi, si sofferma su un mondo fatto di oggetti fluttuanti, ontologicamente sfumati eppure proprio per questo straordinariamente veri. Oggetti e spazi disforici – per personaggi inesistenti e paradossali che si muovono in storie abbozzate e mai finite – si rincorrono e intrecciano in pagine tese a rileggere con Leopardi, Hemingway, Beckett…l’ultimo testamento di Tristano, e a interrogare, anche sulla scorta dei testi abilmente occultati dallo scrittore, il “terzo genere” a cui alludono le sinopie del vissuto, i tradimenti della storia, le costruzioni della fantasia. Là dove tutto è sogno di sogno (o per meglio dire allucinazione), ma col risultato paradossale di stare più vicino all’anima che si trova nel luogo del silenzio, della voce fioca, della notte.
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